Per le banche italiane un pensionato è una persona a cui volentieri fanno un finanziamento. Del resto si tratta di una persona che percepisce uno stipendio mensile certo e sicuro, senza ritardi o problematiche di sorta.
Inoltre, anche se ci sono casi di persone anziane indigenti, ci sono molti pensionati italiani che hanno un’entrata di tutto rispetto, una casa di proprietà, qualche risparmio investito e così via. Sono quindi clienti ideali cui prestare dei soldi, dai quali non ci si devono aspettare brutte sorprese.
L’età del pensionato
Uno degli elementi di maggiore preoccupazione per una finanziaria che riceve una richiesta da parte di un pensionato è l’età del cliente. Se la restituzione del prestito avverrà in tempi brevi, diciamo meno di 5 anni, il problema è chiaramente di minore entità, perché si suppone che sia improbabile la morte repentina del cliente.
Trattandosi però di persone molto anziane, con età superiori ai 75 anni, o di finanziamenti il cui periodo di restituzione supera i 5 anni, allora la finanziaria può richiedere ulteriori garanzie, per evitare di perdere prematuramente il cliente, e anche i soldi che gli ha prestato.
Generalmente questo problema si risolve richiedendo il pagamento mensile di un’assicurazione sulla vita: in caso di morte del cliente, sarà l’assicurazione a saldare il resto delle rate, in genere in una singola soluzione. In caso contrario saranno gli eredi a doversi sobbarcare la rata del prestito del caro estinto.
I prestiti all’INPS
Un tempo tutti i dipendenti pubblici iscritti alla cassa depositi e prestiti potevano richiedere un finanziamento direttamente all’INPDAP, l’istituto che si occupava del loro trattamento pensionistico. Oggi questo tipo di pratiche le svolge l’INPS, in quando ha assorbito l’INPDAP alcuni anni fa.
I pensionati di qualsiasi ufficio o azienda pubblica possono richiedere piccoli prestiti direttamente all’INPS, che vengono restituiti prelevandoli direttamente dall’assegno pensionistico. Si tratta di cifre non elevatissime, in quanto non è possibile restituire il finanziamento in un tempo maggiore ai 10 anni e pagando una rata superiore al 20% dell’assegno pensionistico percepito.
Quindi, minore è la pensione che si ha ogni mese, e minore sarà anche la cifra richiedibile. In questo caso l’INPS è allo stesso tempo l’istituto che si occupa di versare il prestito, ma anche di garantirne la restituzione. In caso di morte del pensionato gli eredi non sono tenuti a pagarne le rimanenti rate.
Cosa serve per chiedere un prestito
Quando un pensionato si reca presso una banca o una finanziaria per richiedere un prestito deve avere con sé un documento di identità e il classico libretto della pensione, dove è dichiarato l’ammontare dell’assegno mensile.
In mancanza di libretto è possibile utilizzare il CUD, o qualsiasi altro documento aggiornato che attesti che si percepisce una pensione e l’ammontare della stessa. Chiaramente la finanziaria si preoccuperà di verificare che il pensionato non abbia ulteriori prestiti da saldare nel corso del tempo.